Fra gli esami di routine cui ci sottoponiamo come controllo, spesso quello dell'udito non è contemplato, perché solitamente si ricorre a questo tipo di indagine solo quando percepiamo segnali di allarme specifici. Sarebbe invece raccomandabile includerlo fra i controlli periodici perché, con il passare degli anni, il nostro udito tende in modo fisiologico a perdere un po' di sensibilità. A prescindere dall'età, fare dei test regolari consente di intervenire in tempo utile e prevenire l'insorgere di problemi più o meno gravi, anche non legati all'invecchiamento.
I disturbi dell'udito, infatti, sono malattie fortemente invalidanti. Tra gli adulti condizionano l'attività lavorativa, mentre nei bambini influiscono direttamente sul linguaggio e sulle capacità cognitive con conseguenze sull'apprendimento. In tutti i casi, la condizione finale risulta di forte isolamento sociale.
In questo articolo vedremo quali sono i disturbi uditivi e come svolgere l'esame audiometrico, che consiste nel primo accertamento da fare per verificare lo stato di salute dell'udito.
Quali sono i disturbi uditivi
I disturbi dell'udito possono variare per tipologia, origine e intensità. Con il termine sordità si indica la perdita totale delle capacità uditive, mentre si parla di compromissione dell'udito quando la perdita è parziale. Se il disturbo interessa un solo orecchio si definisce unilaterale.
I deficit della funzione uditiva vengono anche definiti ipoacusie e possono essere suddivisi in due categorie, in base alla localizzazione del problema:
- ipoacusia di trasmissione: è causata da malformazioni, traumi ma soprattutto processi infiammatori a carico dell'apparato di trasmissione dei suoni nell'orecchio esterno e medio. Si tratta di una patologia trattabile sia medicalmente, sia chirurgicamente. L'esempio più classico è l'infezione dell'orecchio medio nell'infanzia (otite), che generalmente non provoca deficit gravi dell'udito (non oltre i 50-55 dB);
- ipoacusia neurosensoriale: è dovuta a problemi dell'orecchio interno o del nervo acustico, che riducono la percezione di alcune frequenze e fanno sì che i suoni appaiano distorti. Tra le cause più frequenti ci sono l'esposizione a rumori e l'invecchiamento. Questa patologia è quasi sempre permanente e richiede riabilitazione.
Vengono classificati quattro livelli di ipoacusia: - leggera: se si è in grado di sentire e ripetere parole con un tono di voce normale alla distanza di un metro;
- moderata: se si è in grado di sentire e ripetere parole con un tono di voce elevato alla distanza di un metro;
- severa: se si è in grado di sentire alcune parole quando vengono urlate nell'orecchio;
- profonda: quando non si è in grado di percepire niente.
I livelli 2, 3, 4 sono considerati invalidanti. Ogni grado implica un diverso tipo di approccio medico e sociale.
Cos'è l'esame audiometrico
Il test audiometrico è l'esame di primo livello, un'indagine attraverso il quale è possibile misurare la funzionalità e la sensibilità uditiva dell'orecchio. È indicato nei casi in cui si sospetti un abbassamento dell'udito e può essere prescritto dal medico specialista durante la visita otorinolaringoiatrica.
Per il suo svolgimento possono essere utilizzate:
- metodiche obiettive, che possono essere eseguite senza la collaborazione consapevole del paziente o addirittura in stato di sedazione o anestesia;
- metodiche soggettive, che richiedono la collaborazione attiva o semi-attiva del paziente.
Tra le metodiche soggettive, si distinguono due tipi di audiometria, che indaghiamo di seguito.Audiometria tonale
Questa modalità consente di misurare la soglia uditiva per via aerea e ossea, tramite l'ascolto di suoni in cuffia da parte del paziente. Lo stimolo è costituito da un tono puro, cioè da un'onda acustica a forma di sinusoide regolare con una cadenza periodica molto precisa; i toni puri non esistono in natura.
I suoni vengono emessi da uno strumento chiamato audiometro. Si effettua all'interno di una cabina silente (chiamata cabina audiometrica) o in un altro ambiente insonorizzato. I suoni tonali possono essere inviati:
- in campo libero tramite altoparlanti, soluzione in genere adottata con i bambini più piccoli: in tal caso la risposta è globale, non potendo distinguere la sensibilità di ciascun orecchio;
- utilizzando una cuffia audio, in modo di saggiare la risposta separatamente per le due orecchie, in genere utilizzata su bambini grandi e adulti;
- impiegando la via ossea: i suoni sono inviati attraverso un trasduttore vibratorio posto sull'osso mastoideo dietro l'orecchio.
Dal punto di vista diagnostico ci sono differenze fra le risposte ottenute per via aerea e per via ossea: le prime indicano lo stato di funzionalità dell'orecchio nella sua interezza; le seconde, dal momento che la stimolazione raggiunge direttamente l'orecchio interno, informa sullo stato funzionale solo dell'orecchio interno, la cosiddetta riserva cocleare.I risultati del test sono riportati in grafici chiamati audiogrammi, che mostrano le discordanze tra le soglie uditive del paziente e i valori normali a ciascuna frequenza. La differenza è misurata in dB. La soglia normale è considerata un livello uditivo (Hearing level) di 0 dB (Hl); si considera presente un'ipoacusia se la soglia del paziente è superiore a 25 dB HI.