Patologie

Vulvodinia: come riconoscerla per tempo e come trattarla al meglio

25/04/2022 - Tempo di lettura: 6 minuti

​​Vulvodinia: come riconoscerla per tempo e come trattarla al meglio

La vulvodinia colpisce il 12-15% delle donne nel corso della loro vita. Si tratta di una malattia diffusa, che rientra tra i disturbi del dolore sessuale. Interessa in particolare la mucosa vulvare e la sua diagnosi è complessa, poiché i dolori vulvari possono essere legati a vari disturbi.

 

Pur essendo una patologia frequente, può rimanere non diagnosticata e non curata per anni perché viene percepita come difficile da affrontare, oppure “psicogena", e quindi di competenza dello psicologo. Occorre invece segnalare che la vulvodinia è un disturbo con solide basi biologiche che ricadono nell'ambito della competenza medica.

 

Solitamente le donne iniziano ad avvertire fastidi tipici di patologie comuni (come candida o cistite). Il più delle volte, però, facendo esami accurati, si scopre che non sono presenti queste infezioni. Sono diversi gli specialisti coinvolti prima di ottenere la diagnosi corretta: ginecologo, urologo, immunologo, allergologo, gastroenterologo, dermatologo, nutrizionista e psicologo/psichiatra, con una serie di esami e di terapie normalmente di scarsa efficacia.

 

Più passa il tempo, più il disturbo e i fastidi procurano un impatto notevole sulla vita quotidiana perché diventa molto doloroso avere rapporti sessuali, stare sedute, indossare pantaloni o costumi da bagno, andare in bicicletta o anche solo camminare.

 

La diagnosi richiede:

  • un ascolto attento dei sintomi riportati dalla donna;
  • un'analisi accurata dei segni clinici che essa presenta;
  • una conoscenza approfondita dei meccanismi fisiopatologici della malattia;
  • una particolare attenzione alle frequenti comorbilità – mediche e sessuali – a cui il dolore vulvare si può associare.

    In questo articolo vedremo quali sono i sintomi della vulvodinia, come procedere per la sua diagnosi e come mettere a punto la terapia più adeguata.

In cosa consiste la vulvodinia

Il termine “vulvodinia" include un'ampia varietà di condizioni cliniche che hanno un sintomo comune: un dolore cronico, continuo o intermittente, spontaneo o provocato, e invalidante che interessa i genitali esterni femminili.

 

Viene descritto come bruciore e/o dolore persistente all'ingresso della vagina e nella zona che circonda la vulva, senza che sia presente alcun segno o lesione visibile che lo giustifichi. Si manifesta nelle pazienti di ogni etnia e in diverse età: ci sono bambine che ne soffrono per infezioni, oppure adolescenti che manifestano dolore dopo l'inizio dell'assunzione di anticoncezionali con i primi rapporti, donne in una fase post parto o post menopausa. Talvolta, può divenire un disturbo permanente con cui occorre imparare a convivere. 

Qual è la causa della vulvodinia?

L'esatta causa di questa patologia non è nota; tuttavia, si conoscono alcuni segnali importanti:

  • nelle donne affette dalla malattia il nervo pudendo, che interessa il vestibolo vaginale e la vulva, presenta delle fibre aumentate di volume e di numero;
  • Spesso ripetute infezioni vaginali e/o vescicali anticipano l'insorgere della malattia;
  • In alcuni casi sono state dimostrate alterazioni genetiche nella risposta infiammatoria e dell'attività muscolare vulvo-perineale.

Per queste manifestazioni si è ipotizzato che la malattia sia legata a un'ipersensibilità delle terminazioni nervose vestibolari, scatenata da un'alterata risposta a stimoli infiammatori ripetuti, con fattore aggravante o in parte scatenante una ipercontrattilità della muscolatura vulvare. Questa risposta abnorme provoca un'attività maggiore e una proliferazione delle fibre nervose, che trasmettono l'impulso del dolore con estensione alla parte più superficiale della cute, causando una sensazione dolorosa più alta del dovuto. 

Il dolore vulvare, a sua volta, può indurre una contrazione muscolare sia a livello del pavimento pelvico sia a livello della muscolatura vaginale, creando un circolo vizioso che alimenta i disturbi. Tutti questi fenomeni, che interessano congiuntamente il sistema immunitario, muscolare, vascolare e nervoso, sembrano essere responsabili dell'aumento e del prolungamento della percezione dolorosa, anche a seguito di stimoli modesti.

I sintomi della vulvodinia

L'inizio dei disturbi spesso è la conseguenza di ripetute infezioni da parte di un fungo, la candida albicans, o traumi fisici come un'episiotomia (incisione chirurgica della vulva) in occasione del parto o una biopsia vulvo-vaginale. Talvolta le donne riferiscono l'insorgenza del dolore a seguito di rapporti sessuali non desiderati e dolorosi o dopo un trauma psicologico. Nell'insorgenza del disturbo possono essere coinvolti anche aspetti legati alla vita quotidiana, come l'uso di biancheria intima sintetica o di indumenti troppo stretti, l'impiego di detergenti intimi o di prodotti a uso locale irritanti, la pratica di attività sportive che possono creare microtraumi, come lo spinning o l'equitazione.

Il dolore può essere costante o intermittente, episodico (e spesso esacerbato in fase premestruale), e può durare per mesi o addirittura per anni.

Il dolore vulvare può essere spontaneo, cioè non essere causato da alcun fattore noto, o provocato dai rapporti sessuali, dalla visita ginecologica, dallo stare seduti o dall'attività fisica. Può essere un dolore sordo, un bruciore costante, un dolore gravativo o pungente.

Lo si può avvertire in tutta la vulva, e allora si parla di vulvodinia, oppure può essere localizzato in una zona circoscritta, per esempio nel vestibolo, cioè nell'apertura della vagina, a livello del clitoride o può essere presente in più aree. Il tessuto vulvare può anche non apparire infiammato o gonfio, anzi, nella maggior parte dei casi la vulva ha un aspetto normale.

Il dolore legato alla vulvodinia si presenta, nella maggioranza dei casi, durante l'atto sessuale, ma può manifestarsi anche spontaneamente, per esempio associato a qualche movimento, quando la paziente si siede o cammina.

 

La vulvodinia può condizionare le relazioni e ridurre il desiderio sessuale. Fra le complicazioni ad essa dovute ci sono ansia, depressione e peggioramento della qualità della vita. Altre condizioni che possono associarsi alla vulvodinia sono la cistite interstiziale, i dolori mestruali, la sindrome del colon irritabile.​
20220429_Vulvodinia_1.jpg


Come viene diagnosticata

La vulvodinia è una condizione complessa difficile da accertare. La diagnosi deve essere fatta da un ginecologo o da un urologo esperto nella patologia. Una parte importante del percorso di cura consiste nel parlare con la paziente, spiegando le possibili cause e le caratteristiche del disturbo, in modo da renderla consapevole delle diverse opzioni di cura.

 

Dopo aver ascoltato la paziente, lo specialista effettuerà un esame che prevede l'utilizzo di un apposito cotton-fioc, con il quale vengono toccati alcuni punti specifici della vulva. Se la paziente manifesta dolore al tocco, molto probabilmente è interessata da vulvodinia; al contrario, se la paziente non avverte dolore, potrebbe trattarsi di una differente patologia.

 

La diagnosi avviene per esclusione di altre possibili cause del dolore quali, ad esempio:

  • un'infiammazione o un'infezione vulvo vaginale che, al contrario della vulvodinia, causano segni e lesioni visibili. In questi casi, infatti, il dolore vulvare si presenta in associazione a gonfiore e arrossamento dei tessuti o a perdite vaginali che, oltre alle infezioni, possono essere causate anche da ipersensibilità a qualche crema o detergente (dermatite da contatto).
  • Vaginismo, una condizione strettamente legata al momento coitale e che provoca un'eccessiva contrazione della muscolatura del pavimento pelvico, in particolare dei muscoli vaginali. Questo disturbo può essere confuso con la vulvodinia sia per via del dolore correlato al rapporto sessuale sia perché a una situazione di vulvodinia può subentrare anche il vaginismo reattivo e le due patologie possono sovrapporsi.
  • Secchezza delle mucose vulvo-vaginali, che si manifesta per esempio nella menopausa a causa della riduzione del livello di estrogeni.

    Più raramente, il dolore può essere dovuto a:
  • infezioni ripetute da herpes genitalis;
  • malattia di Behçet, una condizione dei vasi sanguigni che può causare ulcere genitali;
  • sindrome di Sjögren, una malattia del sistema immunitario che può causare secchezza vaginale;
  • fibromialgia, una malattia del sistema immunitario che causa dolori muscolari, nervosi e tendinei.

​Oltre l'esclusione di altri fattori che provocano dolore, per arrivare alla diagnosi di vulvodinia devono essere presenti queste condizioni concomitanti:
  • il dolore deve persistere da almeno 3-6 mesi;
  • non devono esserci lesioni evidenti che riportino ad altre patologie o infezioni;
  • si suscita dolore acuto con il semplice tocco di alcuni punti specifici della vulva mediante un cotton fioc inumidito.

Come trattare la vulvodinia

Il trattamento per la vulvodinia deve essere multidisciplinare e personalizzato in base ai disturbi manifestati dalla paziente e alla sua specifica condizione clinica.

Deve prendere in considerazione non solo l'area primaria del dolore, ma anche il suo impatto globale sulla qualità di vita, sulla funzione sessuale e sulla relazione di coppia.

L'approccio multidisciplinare è indispensabile se sono presenti altre patologie concomitanti: questi casi possono richiedere l'intervento di gastroenterologoneurologo, psichiatra, urologofisioterapistapsicoterapeuta e/o psicologo clinico.

 

La letteratura è concorde nell'affermare che i programmi di cura multidisciplinari sono più efficaci di quelli convenzionali nel ridurre l'intensità del dolore riferito dalla paziente.

Gli obiettivi sono:

  • ottimizzare il controllo del dolore, nella consapevolezza che una sua totale scomparsa potrebbe non essere possibile.
  • Ripristinare le funzioni lese dal disturbo e migliorare lo stato di benessere fisico e psicologico.
  • Ridurre al minimo la probabilità di eventi avversi.
  • Migliorare la qualità di vita.

​Le terapie farmacologiche più utilizzate sono gli antidepressivi ciclici e gli anticonvulsivanti. A piccole dosi, possono infatti interrompere i circuiti del dolore cronico e la maggiore sensibilità delle terminazioni nervose. Si possono applicare anestetici locali direttamente sulla vulva per alleviare temporaneamente il dolore, soprattutto prima dei rapporti sessuali.

La fisioterapia può essere di aiuto specialmente in caso di dolore dovuto alla contrazione della muscolatura pelvica. Il fisioterapista insegna alla donna un metodo di auto-rilassamento per controllare le contrazioni dei muscoli e, di conseguenza, il dolore.

Talvolta i fisioterapisti propongono anche l'utilizzo della TENS (stimolazione nervosa elettrica transcutanea), che prevede l'erogazione di impulsi elettrici a bassa frequenza con l'obiettivo di inibire le terminazioni nervose coinvolte nella percezione del dolore. Le terapie fisiche, se eseguite con regolarità, possono dare sollievo nella quasi totalità dei casi.

La consulenza psicosessuale è utile quando il dolore condiziona l'intimità all'interno della coppia, perché ha lo scopo di affrontare problemi come la paura e l'ansia nel sesso e di ristabilire una relazione fisica con il proprio partner.​

Consigli pratici

Alcuni aspetti legati alla cura personale e alla vita quotidiana possono aiutare a ridurre al minimo gli stimoli irritativi e alleviare il dolore vulvare cronico.

 

Abbigliamento

Può essere utile scegliere abbigliamento e biancheria intima rispettando certi criteri, per esempio:

  • utilizzare solo biancheria intima in cotone, preferibilmente non colorata;
  • indossare indumenti comodi per evitare le possibili frizioni;
  • non utilizzare biancheria intima durante la notte.
 
Igiene intima
Regola generale è quella di non esagerare con la detersione intima (massimo una o due volte al giorno) e usare prodotti anallergici senza profumo. Vediamo in dettaglio alcuni suggerimenti:
  • tenere la zona infiammata il più asciutta possibile per evitare la proliferazione di miceti;
  • asciugare tamponando senza strofinare;
  • usare carta igienica morbida, non colorata e non profumata;
  • usare solo assorbenti esterni di cotone al 100%;
  • eliminare l'uso dei salvaslip.

​Attività fisica
Se si soffre di vulvodinia è meglio optare per sport che non comportino sfregamento dell'area vulvare, per esempio preferendo le camminate alla corsa, e che non esercitino pressione diretta sulla vulva, come bicicletta (e tutte le sue varianti, come lo spinning) o equitazione.

Alimentazione
Fare attenzione ad alcuni aspetti dell'alimentazione può aiutare a ridurre eventuali disturbi associati che possono peggiorare la situazione della vulvodinia:
  • assumere fibre per prevenire la stipsi;
  • bere almeno 1,5 /2 litri di acqua al giorno;
  • in caso di vaginiti recidivanti da candida, ridurre o eliminare i lieviti naturali e artificiali, gli zuccheri semplici come pasta, pane, pizza, dolci;
  • urinare prima che la vescica sia completamente piena, rispettando l'intervallo di tempo fisiologico.

Come i Centri Dyadea possono supportare le pazienti che soffrono di vulvodinia

Come abbiamo visto, la vulvodinia è una patologia complessa, che richiede il consulto primario di un ginecologo, ma spesso rende necessario un lavoro di squadra fra più specialisti che formulino un trattamento mirato sulle esigenze della singola paziente. I Centri Medici  Dyadea mettono a disposizione uno staff multidisciplinare che può accompagnare la donna sia nel percorso diagnostico che nel trattamento, trovando la soluzione più adeguata.​​